Da 8 secoli la Chiesa ci indica in Francesco d’Assisi un modello di vita evangelica incarnata: in lui possiamo intravvedere la grandezza dell’amore di Dio per noi e la possibile bellezza dell’amore nostro per Dio. Ci prepariamo alla sua festa lasciandoci provocare dai suoi ultimi tre scritti.
“Il Signore dette a me…”
La vita come dono
Nel Testamento (FF 110-131), il Santo di Assisi racconta la sua esperienza umana e di fede, facendo quasi un bilancio della sua vita. Ciò che colpisce è che il soggetto di questo racconto non sia Francesco, ma “il Signore”: è forte in lui la coscienza dell’iniziativa di Dio nella sua vita.
Tutto ciò che ha vissuto, l’inizio della sua conversione, l’incontro con il lebbroso, l’affidamento alla Chiesa, l’amore per i sacerdoti e, non ultima, la fraternità di coloro che lo hanno seguito per “vivere secondo la forma del santo Vangelo”: tutto è dono gratuito di Dio e costituisce per Francesco l’inchiostro con cui il Signore ha scritto la sua storia.
Forte è anche la sua consapevolezza che ogni dono non va semplicemente accolto, ma è qualcosa da custodire, per poterne gioire sempre.
Per l’intercessione del nostro serafico Padre, ci doni il Signore di liberarci dall’autosufficienza e di confidare sempre in lui, che con amore, sapienza e misericordia conduce i nostri cammini sulle vie del bene; ci renda attenti a ciò che ogni giorno ci dona, capaci di lodarlo e di custodire la nostra vita, la nostra fede e la nostra fraternità come suo dono prezioso.
«Chiunque osserverà queste cose, sia ricolmo in cielo della benedizione dell’altissimo Padre, e in terra sia ricolmo della benedizione del suo Figlio diletto con il santissimo Spirito Paraclito e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi. E io frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che posso, confermo a voi dentro e fuori questa santissima benedizione». (FF 131)