Le donne al sepolcro: cosa cerchiamo?
«Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”».
(Mc 16,6-7)
Nei vangeli le prime persone ad accorrere al sepolcro di Gesù, il primo giorno dopo il sabato, sono donne: a seconda dell’evangelista, Maria di Màgdala da sola, o accompagnata da altre donne.
Si recano alla tomba di Gesù per ungere il suo cadavere: essendo imminente il sabato, infatti, non avevano potuto farlo due sere prima.
Cercano una tomba, un cadavere e di questo vengono in qualche modo sgridate: «State cercando un morto, tra i morti… ma Gesù è risorto, è vivo».
Accade così anche a noi: abbiamo incontrato il Signore, abbiamo ascoltato la sua parola, abbiamo visto la sua presenza e la sua azione nella nostra vita… ma poi ci accontentiamo di una fede imbalsamata, di un insieme di sana dottrina, di buone pratiche e di pie devozioni, a volte fatta soprattutto di esteriorità, ma dimentichiamo di avere a che fare con il Signore della storia, che vince la morte. E, se lo incontri, può cambiarti la vita.
Ma le donne non sono solo spettatrici davanti a un sepolcro vuoto: sono chiamate a dare testimonianza che Gesù, colui che è stato crocifisso, non è rimasto ostaggio della morte.
Anche noi, certamente non migliori di quelle donne, siamo chiamati, non a essere già dei credenti perfetti (infatti ancora imbocchiamo vie di morte e vicoli ciechi che non ci portano al nostro bene), ma a diventare dei testimoni di ciò che abbiamo conosciuto: e tutto questo non perché siamo credibili noi, ma perché è vero, per quanto quasi incredibile, l’amore di Dio che in Cristo si è mostrato in tutta la sua profondità.
A Pasqua, allora, il nostro augurio non sia semplicemente di passare una “buona Pasqua”, ma di ribadire come i primi cristiani: «Cristo è risorto… è veramente risorto!». Non un augurio, ma una testimonianza: l’esperienza del Risorto, infatti, non può lasciarci tranquilli ad augurare del bene, ma esige da noi, che con le parole e con la vita, siamo testimoni che un amore-che-vince-la-morte è possibile… e ha la fisionomia di Gesù Cristo!
Dio onnipotente ed eterno, che nel mistero pasquale hai offerto all’umanità il patto della riconciliazione, donaci di testimoniare nelle opere il mistero che celebriamo nella fede.