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Evitiamo nuove Hiroshima e Nagasaki

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Messaggio del Consiglio nazionale dell’Ordine Francescano Secolare d’Italia su iniziativa del Tavolo di lavoro per la pace e il disarmo nucleare dell’OFS Lazio

Sono passati 79 anni dal 6 agosto del 1945 quando, alle ore 8,17 locali, la prima bomba nucleare della storia scoppiò a 580 metri di altezza sopra la città giapponese di Hiroshima, facendo entrare il pianeta nell’era dell’uso dell’energia atomica a scopi bellici. Come conseguenza di questo atto, migliaia di esseri umani si ridussero in cenere o semplicemente scomparvero. Si ritiene che, nei primissimi secondi dopo l’esplosione, persero la vita circa 80mila civili inermi mentre la stima finale delle vittime ammonterà a 200mila.

Lo sgomento provocato da una simile immane tragedia non si è ancora placato, come evidenziato dal Santo Padre nella sua “Lettera al vescovo di Hiroshima in occasione del vertice G7” dello scorso 19 maggio 2023. «Di fatto – scriveva Papa Francesco nel suo messaggio -, è diventato sempre più evidente che nel mondo multipolare del ventunesimo secolo la ricerca della pace è strettamente collegata al bisogno di sicurezza e alla riflessione sui mezzi più efficaci per garantirla. Tale riflessione deve necessariamente tenere in considerazione il fatto che la sicurezza globale deve essere integrale, capace di abbracciare questioni come l’accesso a cibo e acqua, il rispetto dell’ambiente, l’assistenza sanitaria, le fonti energetiche e la equa distribuzione dei beni del mondo. Un concetto integrale di sicurezza può servire a rinsaldare il multilateralismo e la cooperazione internazionale tra attori governativi e non governativi, sulla base della profonda interconnessione tra tali questioni, la quale rende necessario adottare, insieme, un approccio di cooperazione multilaterale responsabile».

Nella sua lettera, inoltre, Francesco sottolinea che «Hiroshima, come “simbolo della memoria”, proclama con forza l’inadeguatezza delle armi nucleari per rispondere in modo efficace alle grandi minacce odierne alla pace e per garantire la sicurezza nazionale e internazionale. Basta considerare l’impatto umanitario e ambientale catastrofico che risulterebbe dall’uso di armi nucleari, come anche lo spreco e la cattiva destinazione di risorse umane ed economiche che la loro produzione comporta. Né dobbiamo sottovalutare gli effetti del persistente clima di paura e sospetto generato dal mero possesso delle stesse, che compromette la crescita di un clima di fiducia reciproca e di dialogo. In tale contesto, le armi nucleari e le altre armi di distruzione di massa rappresentano un moltiplicatore di rischio che dà solo un’illusione di pace».

In vista della prossima ricorrenza della tragedia di Hiroshima e nel difficilissimo momento di crisi mondiale, con ben due guerre in atto per cui non si prospetta alcuna trattativa di pace, non possiamo che richiamare le parole profetiche di San Paolo VI che nella sua Enciclica Populorum Progressio (26 marzo 1967) al n.76 già ammoniva: «Combattere la miseria e lottare contro l’ingiustizia, è promuovere, insieme con il miglioramento delle condizioni di vita, il progresso umano e spirituale di tutti, e dunque il bene comune dell’umanità. La pace non si riduce a un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta fra gli uomini».

Siamo tutti chiamati a riflettere sul tema della ricerca e della costruzione della pace stabile e duratura e ad operare concretamente perché si possa realizzare, avendo ben salde nel cuore le parole di Papa Francesco che nell’Enciclica Fratelli Tutti al numero 262 così recita: «In tale contesto, l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario. La crescente interdipendenza e la globalizzazione significano che qualunque risposta diamo alla minaccia delle armi nucleari, essa debba essere collettiva e concertata, basata sulla fiducia reciproca. Quest’ultima può essere costruita solo attraverso un dialogo che sia sinceramente orientato verso il bene comune e non verso la tutela di interessi velati o particolari».

Ricordando la Visione di Hiroshima dei Leader del G7 sul disarmo nucleare, e le continue minacce alla pace che vengono da paesi ancora non coinvolti in conflitti, come francescani secolari, riaffermiamo il nostro impegno per creare una vera cultura di pace che miri concretamente al disarmo e alla non proliferazione delle armi, siano esse convenzionali o nucleari, con l’obiettivo finale di un mondo sempre più disarmato e sempre più giusto. Riteniamo che debba riprendere con ogni urgenza e serietà il cammino di conversione generale degli arsenali nucleari in energia di pace, iniziato alla fine della guerra fredda e interrotto negli ultimi anni.

Ci impegniamo a essere concreti, perché tutti sappiamo bene che il 90% dell’arsenale nucleare mondiale è detenuto e continuamente implementato da popoli di antica tradizione cristiana. Non si può credere, amare e difendere la vita costruendo armi di distruzione e devastazione di massa: da cristiani, da credenti in una qualsiasi fede, da uomini e donne di buona volontà dobbiamo essere tutti costruttori di pace.

Come cristiani e come cittadini responsabili vogliamo che i governanti si adoperino concretamente ascoltando le nostre richieste e costruendo ponti di pace e dialogo continuo fra i popoli e non solo con le parole, che spesso nascondono interessi di parte, ma operando una costante e progressiva conversione di tutte le armi nucleari.

Come francescani secolari e, ancor prima, come cattolici battezzati, vogliamo seguire l’esempio di S. Francesco d’Assisi che, in pieno tempo di crociate, dialogò con il Sultano ottenendo i Luoghi della Terra Santa come pegno di Pace. Agire oggi come Francesco vuol dire porsi in controcorrente a quella politica del riarmo che calpesta il diritto alla vita di ogni persona umana, devasta il creato, dissipa ingenti risorse che diversamente utilizzate potrebbero eliminare la povertà nel mondo intero. Vogliamo che riprendano i trattati di disarmo e di conversione nucleare, vogliamo che ogni minaccia di altre e nuove Hiroshima e Nagasaki sia per sempre cancellata dalla storia umana.

Convertiamo i nostri cuori alla pace perché la terra sia un’oasi di giustizia e di serenità. Ne abbiamo tutti bisogno, nessuno può sentirsi escluso da questa urgente e primaria necessità.

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