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Pellegrini di Speranza – In cammino verso la Pasqua: 2ª settimana di Quaresima

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Quando pregate, non sprecate parole

Le “opere di giustizia” che siamo chiamati a compiere sono l’elemosina, la preghiera e il digiuno: esse ci portano a ridefinire le nostre relazioni, il cuore dell’esperienza umana e sono il terreno su cui possiamo verificare l’aderenza della nostra vita al Vangelo di Gesù.

La preghiera è l’espressione del nostro rapporto con l’Altro, con Dio: siamo chiamati a entrare nell’ottica di un Dio che è relazione, a sperimentare e gustare Dio come Padre.
In Gesù Cristo, Dio si manifesta come Uno che ha bisogno di vivere relazioni di amore… e al tempo stesso manifesta il bisogno che noi abbiamo di stare con lui, cuore a cuore, dedicando del tempo a lui, all’ascolto della sua Parola, alla contemplazione del suo amore per noi, come nella pratica della Via Crucis.

Ok, ma come si può pregare, o pregare meglio?
Sarebbe già tanto se in questa Quaresima riuscissimo a convertire la nostra preghiera da un insieme di parole ripetute a un vero e proprio “stare con” il Signore, magari in silenzio, senza pretese, passando da una preghiera del “do ut des” alla gratuità della relazione, per essere finalmente liberi di dire, con Gesù, «Abbà!».

La preghiera sia in questa Quaresima l’espressione della speranza che Dio ripone su di noi, che entriamo cioè a far parte di una umanità nuova, autentica, fatta da persone che si scoprono figli del Padre e tra di loro fratelli e sorelle.

Dalla Vita Seconda di Tommaso da Celano (FF 682)

Quando Francesco pregava nelle selve e in luoghi solitari, riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime, si batteva con la mano il petto; e lì, quasi approfittando di un luogo più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce col suo Signore: rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all’Amico, scherzava amabilmente con lo Sposo. Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e, concentrando all’interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al cielo. In tale modo dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che chiedeva a Dio: non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente.

Padre nostro, la grazia del Giubileo ravvivi in noi Pellegrini di Speranza, l’anelito verso i beni celesti e riversi sul mondo intero la gioia e la pace del nostro Redentore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

dalla Preghiera del Giubileo